La società evoluta.

Fuorvianti storici, scrittori o semplici intellettuali “piccoli borghesi” ci hanno sempre lasciato intendere che nel corso dei secoli sono esistite società talmente evolute da raggiungere il loro massimo splendore grazie, e soprattutto, a dei personaggi che arrivati al potere - e comunque non senza l’uso dell’inganno o della forza - si sono distinti per l’inequivocabile capacità di saper imporre la propria smania di onnipotente grandezza.
Questi personaggi, nonostante le tante battaglie combattute a scapito di migliaia di morti sul campo, dei tanti popoli sottomessi e poi resi schiavi, dell’uso della repressione e della violenza contro chiunque si opponeva ai propri interessi e/o ai propri privilegi, delle torture inflitte agli avversari politici e/o ai semplici dissidenti, e tante altre ingiustizie ancora, sono oggi ricordati ed esaltati - soprattutto dai media - come “i grandi della storia”.
Personaggi “straordinari” senza i quali intere comunità avrebbero vissuto, e di conseguenza anche noi oggi, in totale stato di barbarie e ignoranza, quasi uno stato arcaico, primitivo.
Oggi i “figli legittimi” di quella storia - e cioè coloro i quali detengono l’intera ricchezza economica mondiale e il potere assoluto - forti di quell’insegnamento perverso, continuano imperterriti a far uso della corruzione più spregiudicata, della violenza degli apparati militaristici e polizieschi sempre pronti a obbedire e a colpire le masse, di leggi pensate e varate ad hoc da pseudo-politici che compongono - quasi in’interrottamente nell’arco della loro vita - un parlamento compiacente, colluso e mafioso, a sottomettere intere popolazioni, a spartirsi come voraci sciacalli l’intera produzione, frutto del duro lavoro svolto dalla classe subalterna, la classe proletaria.
Ma, nonostante i tanti millenni trascorsi e il loro martellante indottrinamento - anche grazie attraverso l’uso della religione -, questa società così evoluta non è mai esistita, e tantomeno esiste adesso.
Oggi più che mai una società - forte di decenni di lotte operaie e contadine -, per essere realmente evoluta - cioè libera e giusta -, non può esimersi dal rinnegare con fermezza qualsiasi forma di struttura piramidale facente capo a un leader o a un’elite di “furbetti” messi in alto per decidere il destino altrui.
Non può esimersi dal rinnegare, con forza, qualsiasi forma di autorità e/o di potere che porti, inevitabilmente, ad apparati corrotti o corruttibili i quali, forti dei propri privilegi economici e delle proprie posizioni sociali, non esitano all’occorrenza a comprare anche le coscienze dei più indigenti - spesso costretti dalle circostanze a cedere -.
Non può esimersi dal rinnegare con coscienza l’ideologismo ortodosso e reazionario, l’integralismo religioso e tutte quelle strutture affaristiche, mafiose e/o massoniche che tanto nocciono alla collettività.
Una società evoluta - fondata sulla fraternità, sul lavoro, sulla produzione e sulla distribuzione equa delle ricchezze -, per essere tale, non può esimersi dal rinnegare soprattutto la proprietà privata - rea di creare sempre e comunque quegli steccati invalicabili fra le classi sociali - e di impegnarsi per una cooperazione collettiva la quale, in maniera autogestionale, deve trovare il modo migliore per autoorganizzarsi anche, e soprattutto, tenendo conto delle diversità e delle esigenze di ogni singola persona - cioè sesso, età, stato di salute, capacità intellettive e lavorative, ecc.: “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni “ -.
Solo così, in futuro, si potranno finalmente realizzare società evolute fatte di un’umanità libera ed eguale.

F.sco63